Parola/Immagine

L’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università degli Studi di Parma organizza nel 1971 una mostra di manifesti della collezione di Graphic Design del Museum of Modern Art di New York, comprendente 73 opere che offrono una larga rassegna del disegno di manifesti dal 1800 a oggi.

Tra le opere esposte ci sono manifesti disegnati verso la fine dell’Ottocento dall’artista francese Jules Chéret, il cui uso di animate forme di lettere intorno a figure lineari segnó una rottura con i tradizionali segni grafici e contribuì al sorgere del manifesto moderno. Altre rare opere sono del periodo dell’Art Nouveau, intorno al 1890, di Aubrey Beardsley, Toulouse-Lautrec, Mucha ed i Beggarstaff.

La mostra documenta anche la rivoluzione grafica del Costruttivismo sovietico con Klutsis e El Lisitskij e le grandi innovazioni degli artisti del Bauhaus e di De Stijl, negli anni ’20 e ’30.

Un posto di rilievo hanno anche i manifesti politici americani di guerra antinazista. Sono documentate bene le correnti grafiche americane e gli autori che hanno fatto il gusto americano: da Ben Shahn con i suoi manifesti sociali e sindacali a recenti artisti pop quali Warhol, Stella e Jasper Johns.

È importante anche la sezione sui manifesti delle mostre degli artisti: da Picasso a Braque a Mirò.

Il catalogo della mostra, corredato da circa 120 illustrazioni in bianco e nero e a colori, è introdotto da una pagina di Mildred Constantine, e reca un ampio saggio di analisi linguistica del manifesto, a cura di Arturo Carlo Quintavalle, che inserisce la storia dell’affiche nel più ampio orizzonte della storia dell’arte.