Fondo archivistico Iliprandi, Giancarlo (1956-1983)

Giancarlo Iliprandi, La Rinascente Ski, 1962, manifesto, cm100x70, (B052904S)

Nel 1980, in seguito alla donazione siglata dal notaio Ferruccio Micheli, la Sezione Progetto del Centro Studi e Archivio della Comunicazione si arricchisce di un nome illustre, quello del designer, anche se questa è una definizione troppo riduttiva, Giancarlo Iliprandi. Iliprandi ha contribuito con la ricerca e la sperimentazione legata all’utilizzo del segno grafico, alla nascita di una nuova definizione di design grafico contemporaneo, non più isolato nella sua unicità, ma legato strettamente al contesto culturale e storico.
Nato nel 1925 nella prima periferia di Milano, Iliprandi frequenta un ambiente culturale aperto e vivace che lo porterà ad impegnarsi a livello lavorativo su più fronti.
Durante la seconda guerra mondiale egli vive a Varese e, una volta terminata la guerra, abbandona la facoltà di medicina e si iscrive all’Accademia di Brera; si diploma nel 1949 in Pittura e in Scenografia nel 1953. Una volta terminati gli studi inizia la collaborazione con alcune riviste: la scrittura di Iliprandi è epigrammatica ed evocativa. Collabora anche a spettacoli teatrali di cui disegna le scene.
Giancarlo Iliprandi inizia da autodidatta l’attività di graphic designer, ispirandosi a Max Huber, Albe Steiner e Bruno Munari. A partire dalla metà degli anni Cinquanta, riceve proposte per importanti incarichi da parte di aziende affermate a livello europeo: Rai, Roche, Honeywell, Standa, FIAT, Electa, una tra tutte però è ricordata anche per aver segnato un cambio significativo nella comunicazione pubblicitaria: la Rinascente. Il grande magazzino è il motore del nuovo modo di concepire lo stile degli anni 50 e 60. Le famiglie proprietarie della Rinascente Brustio e Borletti fanno parte della borghesia milanese, una borghesia interessata per la prima volta ad esportare lo stile ed il gusto del Grande Magazzino in tutta Italia e soprattutto all’estero, grazie alla Comunicazione. Le iniziative di questi primi anni sono molteplici: mostre, spettacoli di interesse su più piani che si mostrano al pubblico essendo realizzati in vetrina.
Giancarlo Iliprandi ha così contribuito alla definizione della figura dell’ art director: “un regista che utilizza il lavoro di altri, Art e Copy, per la progettazione dei prodotti di comunicazione ed editoriali.” Nei primi anni Cinquanta, Iliprandi lavora con Roberto Sambonet, Lora Lamm e Amneris Latis, art director della Rinascente, utilizzando il disegno come principale strumento di comunicazione, per la realizzazione di progetti, ma anche per la successiva creazione della campagna pubblicitaria. Negli anni Sessanta invece prenderà il sopravvento l’utilizzo della fotografia; in questo periodo Iliprandi lavorerà con Salvatore Gregorietti e Massimo Vignelli, i fotografi Sergio Libiszewski, Carlo Orsi e Oliviero Toscani, sotto la direzione della nuova Art Director del Grande Magazzino, Adriana Botti.
In questi anni lavora in qualità di art director per “Popular Photography Italiana”, “Phototeca”, “Sci nautico” e “Interni”, prosegue l’attività di progettista e disegna le copertine per I dischi del sole; progetta l’immagine coordinata per le Cucine RB, per Ankerfarm e per Stilnovo.
I contributi di Iliprandi alla storia della grafica del Novecento, così come alla storia più ampia della cultura, oggi sono restituiti e valorizzati dalla attività di differenti istituzioni.
Oltre allo CSAC che conserva dal 1980 una parte dell’archivio selezionata dallo stesso grafico per la donazione all’Università di Parma, nell’ottobre 2019 nasce a Milano l’Associazione Giancarlo Iliprandi, con sede presso lo studio del designer. Insieme alla produzione professionale sono qui conservati numerosi quadri e scenografie del periodo della formazione all’Accademia di Brera (1946-1953), incisioni, disegni, fotografie, diari di viaggio, scritti e materiale didattico. È inoltre consultabile la biblioteca professionale che comprende molte riviste di cui è stato collaboratore o art director: “Serigrafia”, “Scinautico”, “Imago”, “Popular Photography Italiana”, “il Diaframma”, “Abitare”, “Interni”, “Esquire & Derby” e “Phototeca”.
Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma, invece, conserva 5540 materiali progettuali tra cui studi, schizzi, disegni esecutivi e stampati relativi alla attività del grafico e designer nel periodo compreso tra 1956 e 1983, un fondo che oggi può essere consultato attraverso la piattaforma Samira a seguito della catalogazione di 425 schede progetto, 89 schede singole e 91 schede immagine.
Oltre al fondo presente al CSAC di Parma, un nucleo importante di materiali del suo archivio sono oggi conservati presso l’Archivio del moderno di Mendrisio. Il fondo è costituito da 131 scatole, 111 pacchi, 134 buste, 367 incarti, 15 cartelle, 226 rotoli a cui vanno aggiunti 61 incarti con fotografie e 30 scatoloni di riviste di settore che documenta l’attività tra il 1964 e il 2014 ed è costituito da appunti, schizzi, progetti e stampati a cui va aggiunta la documentazione che riguarda l’attività didattica e associativa.
Nel 2015, al momento di un secondo deposito istituzionale presso l’Archivio del Moderno di Mendrisio, il fondo è stato dichiarato d’interesse storico dalla Soprintendenza.
L’insieme di fondi archivistici documentano così una attività che va ben oltre la sola produzione grafica e artistica, perché restituisce lo spirito con cui Iliprandi affronta ogni lavoro, ne sono un esempio i manifesti degli anni Sessanta Basta una pillola, Basta con i rumori. Egli stesso affermava infatti che attraverso le sue opere doveva passare un messaggio “che è un processo istintivo. Credo che tutti i creativi abbiano – e debbano – lanciare il loro messaggio. Io l’ho fatto, e lo faccio, con la matita”.

Matilde Alghisi
Margherita Monica


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