Klee fino al Bauhaus

“Klee fino al Bauhaus ”è una mostra comprendente circa 240 lavori del pittore svizzero Paul Klee, scomparso nel 1940. Le opere esposte comprendono disegni, fogli colorati e quadri che documentano il percorso artistico dell’autore fino al 1920, anno in cui Klee venne invitato al Bauhaus di Weimar.

Essenzialmente disegnatore (fino a trentacinque anni non aveva dipinto che acquerelli), Klee fu soprattutto un disegnatore illustratore. È dal disegno che nacque la sua arte fantasiosa che tesa all’astrazione delle forme naturali, si sviluppò in un senso tutto interiore di armonie, segni e colori.

Le composizioni di Paul Klee provocano associazioni di idee e sensazioni attraverso la visione delle linee e dei colori combinati.

In questa mostra particolare evidenza viene data ai disegni di Klee che in numero di quasi cinquemila costituiscono forse il più importante corpus grafico del nostro secolo. Klee li apprezzava molto e volle sempre conservarli presso di sé come una specie di archivio dell’immagine; spesso, come osserva W.Grohmann, nelle sue fondamentali monografie sul pittore, sorgono disegni anche dopo un dipinto a colori o dopo un quadro su tavola, come se Klee volesse fare un controllo del suo lavoro, o analizzare di nuovo una forma, una struttura.

Il percorso espositivo inizia con una citazione dell’artista: “Per non essere derisi si dà agli altri qualcosa di cui ridere. Possibilmente la loro stessa immagine”.

La vita artistica di Paul Klee è stata impegnata da una continua ricerca. Nel 1898 dopo aver sostenuto l’esame di maturità a Berna, il ventunenne Klee decide di recarsi a Monaco di Baviera piuttosto che a Parigi, in quanto si sentiva più legato alla cultura tedesca piuttosto che a quella francese. Qui frequenta dapprima la scuola privata di Knirr dove impara a “disegnare nudi e steste secondo una maniera estetizzante e accademica”, della quale restano testimonianza una serie di nudi; frequenta l’Accademia di Stuck dove per la prima volta incontra Kandinsky.

Il viaggio a Parigi del 1905, permette a Klee di approfondire la conoscenza della pittura impressionista e post impressionista; alcune note di questo periodo testimoniano nel pittore la consapevolezza di un “nuovo stato creativo”, che si manifesta anche nello sperimentare tecniche nuove che gli offrono variate possibilità espressive; così si avvale della tecnica della pittura su vetro tradizionale della pittura bavarese.

La conoscenza di Daumier, Van Gogh, Cezanne e Matisse provocano in lui una profonda impressione. Gli interessi dell’artista svizzero continuano ad essere rivolti non solo alla pittura, ma anche alla musica e alla letteratura; apprezza il Candide di Voltaire e si propone di illustrarlo, ed indicativa appare questa sua affermazione: “Io non ho mai illustrato un motivo letterario, ma ho dato forma figurativa, e me ne sono compiaciuto in modo particolare, solo allorchè un pensiero poetico ed uno figurativo si identificavano”.

La rassegna si apre con alcuni disegni infantili di Klee, in merito ai quali lo stesso artista scrive: ”L’intenzione e il significato dei miei primi disegni infantili sono legati alla fantasia e alle illustrazioni. Non pensavo a un modello visto in natura”. È una delle premesse della riflessione silenziosa di Klee intorno ai problemi della mediazione figurativa. Il colloquio con la natura è per lui una condizione essenziale dell’arte. Ma di fronte alla natura e al vasto mondo reale c’è un’altra realtà altrettanto vasta e sottile, quella intellettuale e sensibile dell’artista, pronta a raccogliere ogni impulso interno ed esterno. L’occhio interiore del pittore si dischiude sopra una zona che non è fittizia anche se immaginativa, il suo stile punta alla definitezza, sulla concisione ed essenzialità. Nella sua visione non c’è spazio per la vero-somiglianza ma la tendenza di un’esperienza aperta, vera nel momentaneo concretarsi, di volta in volta, di ciò che egli riconosce come realtà: l’esistere, e quindi l’esprimersi.

La testimonianza creativa di Paul Klee assume un limpido significato educativo, in quanto essa tende a individuare un metodo che consenta di risolvere i problemi dell’immaginazione nella totalità dell’esistenza. L’infanzia, dell’uomo e del mondo, è il tessuto per una ricognizione attuata con una disponibilità totale che attinge alle zone più remote e misteriose dell’animo e cerca intese con le sfere profonde della fantasia.

È l’intento di condurre l’uomo a camminare su fili sottili e invisibili, tesi nel buio, fino a penetrare in una dimensione ignota.