La fotografia storica e il racconto del patrimonio culturale nelle raccolte CSAC

Studio F.lli Alinari Firenze, Isolabella, Lago Maggiore. La terrazza della Villa Borromeo, e veduta di Stresa, stampa all'albumina, 1895 c.

La fotografia storica è presente nelle collezioni CSAC, con consistenze importanti, fin dalle origini. Negli anni Settanta, quando si intensifica il dibattito attorno alla Fotografia come oggetto culturale e comunicativo, alla sua conservazione e analisi, in quello che prima di divenire CSAC era indicato come Museo della Fotografia dell’Università di Parma si raccoglievano cartes-de-visite e ritratti cabinet, stampe rappresentative delle differenti tecniche, album di famiglia e di viaggio, stereofoto ed esemplari unici ottocenteschi. Alle prime donazioni, ai primi acquisti effettuati da Arturo Carlo Quintavalle sul mercato statunitense – dagherrotipi, ferrotipie, carte salate e cianotipie – presto si aggiungevano le acquisizioni effettuate in Italia, spesso favorite da figure intensamente coinvolte nel progetto del Centro, quali Luigi Ghirri, Nino Migliori, Mario Cresci e Giovanni Chiaramonte.

Una parte rilevante di questo fondo è rappresentato dalle stampe all’albumina in grande formato di descrizione del paesaggio e del patrimonio artistico. Negli anni, si è attinto a questi nuclei per studi e pubblicazioni orientate allo studio del racconto, trasversale alle varie tecniche, dell’immagine del paesaggio italiano (Mille scatti per una storia d’Italia, Parma 2012, Il bel Paese. L’Italia dal Risorgimento alla Grande Guerra, Ravenna 2015). Nel 2020 il catalogo online del fondo, di esemplari sciolti quanto di album o insiemi specifici, è stata ampliata con la pubblicazione di oltre 300 schede. Nelle serie firmate da atelier di maggiore o minore notorietà – questi ultimi, forse ancor più interessanti per il procedere degli studi – l’esame di timbri e iscrizioni ha restituito i differenti tipi di utilizzo di questo tipo di produzione, come il passaggio di queste stampe nelle mani di storici dell’architettura e dell’arte – da Edoardo Collamarini a Pietro Toesca, fino alla Scuola di Architettura della Regia Università di Parma – che tra fine ‘800 e inizi del nuovo secolo impostavano la tutela del patrimonio artistico e architettonico italiano.

Claudia Cavatorta


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